27/9/2020 0 Comments FisiOsteopatia OlisticaUna delle domande che mi viene posta spesso sia da pazienti che da colleghi è:
Perchè un fisioterapista si deve dedicare alle discipline olistiche e alle metodiche orientali? Non sono incompatibili con la medicina ufficiale? Credo da sempre che il lavoro sul corpo non può trascurare l'uomo nel suo insieme. Le emozioni, la mente, lo spirito costituiscono con il corpo un organismo complesso e unico in ogni individuo. E' fondamentale offrire la possibilità di affrontare il recupero funzionale con approcci differenti in base alle specificità di ciascuna persona. Avere una mente aperta a metodiche e metodologie differenti può solamente aiutare il lavoro dell’ operatore per trovare una soluzione o una strada a questo “oggetto” misterioso e complesso che è il corpo umano. Confesso che mi sono avvicinato allo shiatsu con molta diffidenza, ma pur essendo scettico ho voluto partecipare ad un corso semplice ed introduttivo a Bologna. Ho provato su me stesso dopo diversi trattamenti, anche da ricevente, qualcosa che mi ha toccato e aperto una porta interiore e da li ho cominciato capire e soprattutto a sentire. Esattamente “sentire” è la parola fondamentale. Prima di allora lavoravo, riabilitavo, massaggiavo, ma percepivo che c’era qualcosa che mi mancava nell’ attenzione, un tassello che non vedevo e soprattutto dentro di me non “sentivo”. Piano piano la medicina giapponese e cinese mi hanno aperto un mondo che mi ha dato la possibilità di approcciarmi ai miei pazienti da un punto emozionale e terapeutico diverso. Nel tempo sperimentando e lavorando ho visto che il saper toccare è un aspetto fondamentale dell’ essere un fisioterapista consapevole e ad ogni neo fisioterapista consiglio sempre di approfondire le tecniche di digito pressione perché ti insegnano ciò che ogni università non ti potrà mai insegnare: ”la capacità di sentire l’energia vitale dentro di noi e sviluppare la sensibilità del tatto”. La sensibilità del tocco unita alla capacità di ascolto dell’ emozione umana ti dà un quid terapeutico che può aiutare le persone. Inoltre le tecniche olistiche permettono di enfatizzare l’ aspetto emozionale che spesso e volentieri si riflette in una sintomatologia dolorosa o in una sorta di patologia. Personalmente ho da sempre una innata voglia di imparare e di sperimentare nel mio lavoro che mi ha permesso di scoprire mondi, tecniche e maestri ed assimilare esperienze di altri. Questa condizione mentale e la naturale apertura verso ciò che è olistico mi ha stimolato nella medicina tradizionale dato che ogni volta che imparo qualcosa di nuovo riguardo la mia professione, ho la curiosità di informarmi se esistono esperienze e tecniche di medicina olistica che possano essere complementari. Sono dell’idea che un buon terapeuta sia come un buon meccanico che ha un quadro con tanti utensili per eseguire il proprio lavoro e sceglie quello più adatto per trovare una soluzione al problema, di conseguenza non trovo niente di scandaloso nel proporre un approccio terapeutico che possa contenere anche tecniche come lo shiatsu, il Kochi Method o la riflessologia plantare. Personalmente sono contento del mio iter professionale e del mio metodo di approccio perché studiando e approfondendo le varie tecniche e discipline noto che tra oriente ed occidente ci sono tantissimi punti in comune e che il cosiddetto abisso che si immagina tra i due mondi non esiste, ma si intersecano e si completano in maniera molto fluida. Non è un caso che il modo di pensare in termini terapeutici più olistici abbia portato nel mondo occidentale l’affermarsi dell’Osteopatia. FRANCESCO NATIVI FISIOTRAINER OSTEOPATICO OLISTICO
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AutoreFederitalia Olistica Archives
June 2021
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