Il termine “marziale” deriva da Marte, dio romano della guerra, e prese piede negli anni Sessanta, quando molte discipline di combattimento orientali furono importate in Occidente. Per ognuna di queste (o quasi) è possibile risalire, dal nome, ai principi filosofici o culturali che le ispirano. Molte contengono il termine Do, che in giapponese significa “arte”, “disciplina” o “strada da seguire”. Si ritrova nel nome di molte tecniche nipponiche come il:
Judo (che sta per “via della cedevolezza”),
il Kendo (che significa “via della spada”) e
l’Aikido (“via per l’armonia con l’universo”).
L’espressione è presente anche nel nome completo del Karate (Karate-do) il cui significato è “via della mano vuota”
e nella disciplina coreana del Tae-kwon-do, ovvero “arte di tirare calci e pugni”.
Ci sono poi le altre tecniche giapponesi, Ju- Jitsu e Sumo, che significano rispettivamente “tecnica della flessibilità” e “strattonarsi”. Il cinese Wushu- Kung-fu, invece, vuol dire “maestria nell’arte della guerra”. Tra le tecniche “occidentali”, la più nota è la brasiliana Capoeira, la cui etimologia è invece misteriosa. QUANDO SONO NATE? Le prime arti marziali risalgono a circa cinquemila anni fa, in Mesopotamia. Lo testimoniano un bronzetto e un bassorilievo che raffigurano uomini in tipiche posture da combattimento. Dal Medio oriente le arti marziali arrivarono in seguito in India, portate dall’esercito di Alessandro Magno. Da qui si sarebbero diffuse prima in Cina e poi in tutto lo scacchiere orientale, dove si svilupparono e si articolarono in centinaia di discipline. Secondo la tradizione, infatti, fu 1500 anni fa, nel monastero di Shaolin-si, a circa venti chilometri dalla cittadina di Dengfeng, nella provincia dello Henan cinese, dove il monaco buddista indiano Bodhidharma avrebbe insegnato i principi di combattimento senza armi per permettere ai religiosi di difendersi dalle aggressioni dei banditi. Si racconta infatti che nei tempi d’oro un solo bonzo sapesse tenere testa a una torma di assalitori nell’attesa che i suoi compagni terminassero tranquillamente la loro meditazione. La tecnica di combattimento elaborata da Bodhidharma era, in pratica, il kung-fu, da cui deriva il karate, l’arte marziale oggi più diffusa nel mondo.